Il defibrillatore è obbligatorio nelle ASD? Qui le disposizioni vigenti

Con la legge 116/21 è stato sdoganato l’uso obbligatorio dei defibrillatori per alcuni luoghi e categorie, come scuole e università, mezzi di trasporto o uffici pubblici. E per quanto riguarda le Associazioni Sportive Dilettantistiche? Vediamo nel dettaglio le disposizioni vigenti.

Perché il defibrillatore è obbligatorio nelle ASD e cosa dice la legge

Il defibrillatore semiautomatico DAE, in realtà, è obbligatorio per le Associazioni Sportive Dilettantistiche e Professionistiche già dal 2012, quando il cosiddetto decreto Balduzzi (poi convertito in legge) lo rese necessario anche per l’attività sportiva non agonistica.

L’obiettivo della legge è quello di “salvaguardare la salute dei cittadini che praticano attività sportiva non agonistica o amatoriale”, come citato nel testo stesso, e agire tempestivamente in caso di arresto cardiaco.

Purtroppo, nessuno è esente dal rischio di arresto cardiaco, che può colpire sia uomini che donne di qualsiasi età e condizione di salute. Per questo motivo lo Stato italiano ha lavorato per introdurre l’obbligo di defibrillatore nei luoghi più frequentati, soprattutto dove si pratica sport e l’attività cardiaca è più intensa.

Defibrillatore obbligatorio, cosa cambia per le ASD con la legge 116?

Con l’entrata in vigore, nell’agosto del 2021, della legge che disciplina l’obbligo del defibrillatore in scuole e università, stazioni, mezzi di trasporto e uffici pubblici, c’è stato qualche cambiamento anche per le ASD.

La prima e più importante integrazione della legge 116/21 riguarda la possibilità di usare, oltre ai defibrillatori semiautomatici, anche quelli automatici. Questo perché, mentre secondo la legge Balduzzi il defibrillatore poteva essere usato solo da personale (anche non sanitario) formato per fornire primo soccorso, ora la possibilità di soccorrere viene estesa a chiunque, in assenza di personale formato.

Nella legge n.116/21 infatti, oltre alla legittimità dei defibrillatori automatici e semiautomatici, vengono anche depenalizzate le conseguenze connesse all’uso di un defibrillatore: chi soccorre agisce in stato di necessità e non diventa perseguibile per legge (articolo 54 del Codice Penale).

I defibrillatori automatici, infatti, sono intuitivi e molto semplici da usare. Programmati per essere utilizzati anche da soccorritori non professionisti, permettono di agire immediatamente grazie a istruzioni chiare e dettagliate che guidano il soccorritore passo dopo passo.

Un’altra importante novità della legge 116 è l’introduzione dell’obbligo di defibrillatore anche durante gli allenamenti e le competizioni, con l’obiettivo di avere a portata di mano un DAE durante tutte le attività svolte.

Perché è importante mantenere il DAE in perfetta funzione e quali sono le possibili conseguenze della mancata manutenzione

Ogni defibrillatore contiene parti deteriorabili: si tratta delle batterie e degli elettrodi, che hanno una durata di circa 5 anni.

Sebbene il DAE possa sembrare spento, è in realtà progettato per essere costantemente pronto all’uso: tutti i giorni il defibrillatore esegue autotest e controlli interni, che monitorano costantemente lo stato di efficienza del dispositivo, segnalando eventuali malfunzionamenti. Questi autotest portano le batterie a scaricarsi progressivamente, motivo per cui è necessario un controllo periodico sul defibrillatore.

Per quanto riguarda gli elettrodi, questi hanno una data di scadenza che è sempre riportata sulla confezione originale fornita dal produttore. Le piastre adesive del defibrillatore infatti hanno sulla superficie una patina di gel adesivo che ha una duplice funzione: far aderire perfettamente le piastre al torace della persona soccorsa e agire da conduttore per la trasmissione della scarica elettrica erogata.

Le piastre si deteriorano perché il gel di cui sono costituite tende, con il trascorrere del tempo, a seccarsi progressivamente: quando il processo di essiccazione supera una certa soglia, le proprietà conduttive si riducono drasticamente.

Il rischio, se batterie ed elettrodi non vengono controllati costantemente, è che in caso di bisogno il defibrillatore possa non funzionare.

Dove deve/può essere posizionato il DAE e chi deve curarsi della manutenzione

La legge 116/21 sull’obbligo dei DAE specifica, all’articolo 4, che le società sportive che utilizzano impianti sportivi pubblici hanno l’obbligo di condividere i DAE con le persone che frequentano gli impianti stessi.

Questa precisazione arriva a rinforzare l’articolo 6 del decreto attuativo della legge Balduzzi, secondo il quale è la società sportiva dilettantistica a doversi dotare del defibrillatore e a doversi occupare della sua manutenzione. Già nella legge del 2012, poi, veniva indicata la possibilità, per le società di uno stesso impianto sportivo, di associarsi per acquistare un DAE.

Entrambe le leggi, sia la legge Balduzzi che la legge 116/21 parlano chiaramente di responsabilità riguardo la dotazione e la manutenzione dei DAE installati in struttura.

Nel testo del decreto attuativo della legge Balduzzi (luglio 2013) si legge che “la società è responsabile della presenza e del regolare funzionamento del dispositivo”; all’articolo 5 si specifica che:

“Le società singole o associate possono demandare l’onere della dotazione e della manutenzione del defibrillatore al gestore dell’impianto sportivo attraverso un accordo che definisca le responsabilità in ordine all’uso e alla gestione dei defibrillatori”.

La legge ribadisce che il DAE deve essere registrato presso la centrale operativa del 118 territorialmente competente. È la stessa centrale operativa che mette a disposizione la modulistica necessaria per comunicare una serie di dati indispensabili:

  • l’esatta locazione del DAE
  • le caratteristiche
  • la marca e il modello
  • la data di scadenza delle parti deteriorabili (elettrodi e batterie)
  • gli orari di accessibilità al pubblico.

Chi è incaricato dell’utilizzo del DAE in caso di bisogno

La legge 116/21 estende a chiunque la possibilità di usare il defibrillatore, in assenza di persone formate nel primo soccorso, per salvare una persona da arresto cardiaco.

Inoltre, come abbiamo accennato in precedenza, con la legge 116/21 viene specificato che chi soccorre agisce in stato di necessità e per questo, secondo quanto specificato dall’articolo 54 del Codice Penale, non è penalmente perseguibile.

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